Oggi è la Giornata Mondiale dei Diritti dell’infanzia. A quasi trent’anni dalla convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, c’è ancora bisogno e molto di celebrare una Giornata mondiale dedicata a ribadirne i principi: non discriminazione, superiore interesse del minore, diritto alla vita, alla sopravvivenza, allo sviluppo, rispetto per l’opinione del minore: quattro principi distribuiti in 54 articoli. L’Assemblea generale dell’ONU ha approvato il 20 novembre del l989, l’Italia ha ratificato il 29 maggio del 1991. Oggi la condizione dei bambini e delle bambine è ancora preoccupante anche in Italia: povertà, emarginazione, scarsa scolarizzazione, violenze e abusi non riguardano solo i figli dei più poveri, quelli che vivono dall’altra parte del mondo, ma i nostri figli, quelli che abitano nei quartieri della nostra città. E qui sta il nostro compito di amministratori della comunità civile di Brescia. A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza alle donne, su un tema vorremmo porre attenzione, un tema attorno al quale c’è un angoscioso duro silenzio, violenza assistita dai bambini e dalle bambine.
Cosa significa assistere alla violenza? Significa guardare, ascoltare, vivere l’angoscia, esserne investiti, contagiati e sovrastati senza potere fare nulla. In Italia 427mila minori, in soli cinque anni, hanno vissuto la violenza tra le mura domestiche nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano di un uomo. Bambini e bambine che assistono direttamente ai maltrattamenti o ne prendono coscienza notando i lividi, le ferite o i cambiamenti di umore nelle loro mamme. Oppure osservando porte, sedie o tavoli rotti in casa. Questi bambini, a volte, sono vittime a loro volta di violenza fisica. Sono più di 1,4 milioni le mamme vittime di violenza domestica e, accanto a loro, ci sono i figli. È una piaga, quella della “violenza assistita” per lo più sommersa: un po’ perché gli adulti non hanno consapevolezza della sua gravità, un po’ per lo scarso sostegno che viene garantito alle mamme, le quali in molti casi subiscono in silenzio, senza denunciare. Tra le donne (non solo madri) che in Italia hanno subito violenza nella loro vita – oltre 6,7 milioni secondo l’Istat – più di una su dieci ha avuto paura che la propria vita o quella dei propri figli fosse in pericolo. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%), inoltre, i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud. In più di un caso su dieci (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri. A noi che ci siamo assunte la responsabilità del governo della città il compito di abbattere il muro di silenzio anche attorno a questa violenza e continuare con cura e attenzione nella costruzione della rete, perché anche i più piccoli e le più piccole siano protetti/e e possano pensarsi felici.
