Presentata a Roma dal
bresciano Calzavara Pinton la prima campagna educazionale promossa da SIDeMaST,
la più antica (1885) Società scientifica nel settore. Invecchiamento e
inquinamento tra le cause dell’aumento delle patologie. Il prof. Calzavara
Pinton: “Negli ultimi anni rivoluzionate le terapie in dermatologia ma chiusa
la gran parte dei reparti e ridotto il personale medico e infermieristico senza
l’attivazione di validi servizi territoriali anche perché, nel frattempo, la
cura delle malattie della pelle è scomparsa dal piano di studi per infermieri e
assistenti sanitari. Servono nuovi modelli organizzativi e più attenzione ai
bisogni dei pazienti”. Sempre più italiani soffrono di malattie infiammatorie
della pelle, come dermatite atopica e psoriasi, circa il 10% della popolazione
ne è colpita. E sono in continuo aumento anche coloro che si ammalano di tumori
cutanei (oltre 14.000 nuovi casi di melanoma nel 2018). E’ la difficile
situazione della nostra pelle fotografata dagli esperti SIDeMaST che lanciano
oggi la loro prima campagna educazionale “3.000 malattie della pelle e un solo
specialista, il dermatologo” rivolta al cittadino per informare sui possibili
rischi di disturbi a volte sottovalutati. Le malattie dermatologiche sono le
più numerose e colpiscono tutte le persone indistintamente almeno una volta
nella vita. Interessano in totale circa il 25% della popolazione italiana, dato
sovrapponibile a quello europeo, e la loro incidenza è in costante e
progressivo aumento soprattutto a causa dell’ invecchiamento. “Con gravi
ricadute sia sulla spesa a carico del SSN che sulle tasche dei cittadini – sottolinea
il presidente SIDeMaST Piergiacomo Calzavara Pintondell’ Università di Brescia – Chi è colpito da dermatite atopica può
arrivare a spendere di tasca propria dai 2.000 ai 10.000 euro l’anno per
prodotti non rimborsati dal SSN, come creme emollienti, antistaminici e
antibiotici locali, abbigliamento speciale….”. Tra infiammatorie, autoimmuni,
allergiche, degenerative, tumorali e infettive (incluse le malattie
sessualmente trasmesse) sono le patologie più frequenti: la pelle è infatti
l’organo umano più esteso, costantemente esposto ad agenti irritanti, infettivi
e cancerogeni, sede di fondamentali attività immunologiche connesse al suo
ruolo ‘di confine’. E se molte malattie della pelle hanno un basso indice di
gravità ma, per la loro visibilità e i sintomi associati, causano sempre un
danno rilevante alla qualità della vita affettiva, sociale e lavorativa (sono
la seconda causa di malattia professionale), esistono anche forme gravemente
invalidanti (i casi gravi di malattie infiammatorie sono circa il 2% della
popolazione) e in alcuni casi potenzialmente mortali, come alcuni tumori della
pelle e alcune reazioni a farmaco, che invece se diagnosticati e trattati in
fase precoce sono del tutto guaribili. “Con l’iniziativa della nostra Società
scientifica vogliamo sviluppare consapevolezza – spiega Calzavara
Pinton – perché i cittadini si rivolgano tempestivamente allo
specialista dermatologo” . Obiettivi della campagna sono proposte per l’aumento
delle diagnosi precoci, percorsi lineari e controllati per le visite e per
l’accessibilità alle terapie, risparmio economico e migliore assistenza ai
pazienti. “Vorremmo anche proporre alle autorità nuovi modelli assistenziali
che permettano al SSN di ottimizzare efficacia ed efficienza dell’intervento
medico, così come è avvenuto nelle altre grandi nazioni europee” conclude Calzavara
Pinton. La relativa benignità della maggioranza delle malattie
dermatologiche ha spesso indotto a sottovalutare quella parte percentualmente
bassa (ma decisamente rilevante in numeri assoluti) di pazienti in cui la
malattia della pelle causa inabilità e gravissima sofferenza fisica come nel
caso di molte diffuse patologie infiammatorie. “Le malattie infiammatorie
croniche più comuni della cute sono la psoriasi e la dermatite atopica – spiega
il prof. Giampiero Girolomoni, Professore Ordinario
di Dermatologia e Venerologia, Università degli Studi di Verona, Past President
SIDeMaST. -che affliggono globalmente circa il 10% della popolazione italiana.
Sono entrambe malattie di cui si conoscono i geni predisponenti e i meccanismi
molecolari che determinano l’infiammazione della cute. Per entrambe le
malattie, nella maggior parte dei casi, si tratta di forme limitate, ma nel
10-20% dei pazienti si presentano in forma grave, che interferisce pesantemente
sulla qualità di vita, sulle capacità professionali (o di studio) e sulle
relazioni sociali.”
Le malattie della pelle di tipo tumorale che comportano un rischio di morte
come melanomi, sarcomi e carcinomi sono in assoluto le più frequenti forme di
cancro nell’uomo. “Dati internazionali e nazionali mostrano che i tumori della
pelle e più specificamente il melanoma e i tumori non-melanoma (cheratosi
attinica, carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare) hanno insieme
un’incidenza più elevata rispetto al carcinoma della mammella, della prostata e
del colon-retto – puntualizza la prof.ssa Ketty Peris,
Professore Ordinario di Dermatologia e Venereologia e Direttore della Unità
Operativa Complessa di Dermatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore,
Consigliere SIDeMaST, Segretario Generale 24° Congresso Mondiale di
Dermatologia – rappresentando quindi una grave minaccia per la salute di
milioni di persone e per la sostenibilità del SSN. Inoltre, recenti studi
epidemiologici mettono in evidenza che l’incidenza dei tumori cutanei continua
ad aumentare significativamente in tutti i Paesi del mondo, inclusa l’Italia.“
“Fino a 20 anni fa potevamo fare poco per questi malati – continua la
prof.ssa Ketty Peris – I tumori della pelle erano
spesso diagnosticati nella loro fase avanzata, condizione in cui eravamo
praticamente impotenti, e le malattie infiammatorie gravi non avevano terapie
efficaci. I cambiamenti organizzativi del sistema sanitario avevano grandemente
ridotto la capacità assistenziale per questi pazienti, azzerando di fatto la
possibilità di ricovero per queste patologie senza offrire un sostegno valido
nel territorio. Ma la situazione è cambiata negli ultimi 10-15 anni: abbiamo
conosciuto un veloce susseguirsi di progressi radicali nelle procedure
diagnostiche e la disponibilità di nuovi farmaci molto efficaci nella terapia
di malattie infiammatorie e neoplastiche che hanno permesso di ottenere
risultati terapeutici impensabili in precedenza”. Le ormai imprescindibili
valutazioni con tecniche di diagnostica non invasiva (come dermoscopia,
epiluminescenza digitale, microscopia confocale e tomografia ottica) hanno
migliorato in modo radicale la sensibilità e specificità della diagnosi dei
tumori cutanei, rendendo possibile l’asportazione chirurgica di lesioni in fase
sempre più precoce e pertanto permettendo di osservare che, a fronte
dell’aumento di incidenza dei tumori cutanei (carcinomi e melanoma), la
mortalità non è cresciuta. Inoltre, i nuovi farmaci mirati su bersaglio
molecolare e l’immunoterapia hanno consentito, nei casi avanzati, risultati
inimmaginabili prima. Sono ora disponibili farmaci, perlopiù biotecnologici,
che hanno permesso di liberare i pazienti dalla schiavitù delle più frequenti e
invalidanti patologie infiammatorie come psoriasi, dermatite atopica,
idrosadenite, pioderma gangrenoso e tante altre. Inoltre abbiamo saputo ridurre
la mortalità delle più gravi reazioni da farmaco, e ricordiamo i progressi
nella lotta alle principali malattie genetiche con la possibilità di una
precoce diagnosi molecolare e un sostanziale miglioramento della sopravvivenza,
e nell’efficace terapia delle patologie infettive. Fondamentale il ruolo delle
associazioni di pazienti, tra le più attive la Fondazione Corazza di Bologna
che si occupa di psoriasi. “Chi è colpito da questa malattia infiammatoria
cronica diventa spesso un paziente complicato, che nel 60% dei casi abbandona
la terapia – spiega Valeria Corazza, presidente
della omonima Fondazione – In un momento in cui si parla di medicina personalizzata
credo sia arrivato il tempo di concedere ai medici di curare nel miglior modo
possibile i loro pazienti. E quando dico ‘miglior modo’ intendo che siano i
medici a poter scegliere cosa, come, quando, potendo accedere a ogni tipo di
farmaco reputino necessario.”
