«il 3 giugno si celebra la
Giornata mondiale delle fiere a padiglioni ancora chiusi. All’emergenza fa
seguito un’incertezza sulla ripartenza che è in forte contrasto con la nostra
consapevolezza di poter essere decisivi per l’export delle piccole e medie
imprese italiane. Una centralità riconosciuta prima dai presidenti delle tre
regioni (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) – che assieme sommano il 75%
delle manifestazioni internazionali italiane – e ora anche nel dl Liquidità, in
corso di approvazione, che finalmente sancisce la funzione strategica del
sistema fieristico per i mercati del made in Italy. Ma ad oggi, mentre riparte
il calcio, riaprono ombrelloni, musei e i parchi di divertimento, non sappiamo
quando potremo riattivare la nostra forza propulsiva a sostegno del Paese.
Contiamo che i tempi della riapertura delle attività fieristiche siano definiti
al più presto».
Lo ha detto, oggi in occasione della Giornata mondiale delle Fiere indetta da
Ufi (Global association for the exhibition industry), il presidente di
Veronafiere e vicepresidente di Aefi Maurizio Danese. «Verona, il Veneto e
l’intero Paese – ha proseguito il presidente – hanno il diritto di sapere se i
comparti produttivi espressi da Veronafiere, ma anche dagli altri poli
espositivi, possano da subito continuare a essere rappresentati sul mercato
nazionale e su quelli internazionali».
«La riapertura dei padiglioni – ha sottolineato il presidente della Regione del
Veneto, Luca Zaia – sarà il segnale forte del superamento dell’emergenza e
soprattutto della necessaria ripartenza del mondo produttivo. Le fiere
sono un asset strategico per la promozione del made in Italy sui mercati
internazionali e una leva fondamentale per la competitività delle pmi italiane.
Gli appuntamenti promossi dai nostri poli fieristici si sono affermati a
livello globale come vetrine di straordinario valore promozionale ed economico
per il nostro territorio, anche in termini di indotto con un fortissimo
richiamo di milioni di persone. Non guardiamo ora a quello che è stato,
pensiamo piuttosto a quello che sarà e trasformiamolo in rilancio, perché non
mancano certo volontà, capacità e voglia di riproporre orgogliosamente il
meglio della nostra industria e delle nostre eccellenze. Non sarà una
passeggiata, ma le nostre fiere possono tornare a essere forti e competitive
come prima».
Secondo le stime, il lockdown fieristico ha determinato la cancellazione
o rinvio degli eventi programmati nel primo semestre del 2020, con un danno per
le sole realtà fieristiche delle tre regioni di circa 700 milioni di euro più
l’indotto. Veronafiere, primo organizzatore in Italia per manifestazioni
dirette e di proprietà, è stata costretta a cancellare o riprogrammare oltre 20
eventi, con un danno che impatterà nell’ordine del 50% sul fatturato 2020. Un
deficit che si rifletterà anche sulla città scaligera, che ogni anno beneficia
dell’indotto fieristico per un valore di circa 1 miliardo di euro, e sui
settori del made in Italy rappresentati da Veronafiere, per cui il danno è
ancora maggiore.
Per il direttore generale della Spa, Giovanni Mantovani: «Veronafiere è pronta
a ripartire; in questi mesi abbiamo ridisegnato strategie e strumenti per
assicurare il business ai nostri comparti produttivi. Ora servono risposte dal
Governo: la certezza della data di riapertura, l’approvazione dei protocolli presentati
congiuntamente con i principali player del settore, un sostegno adeguato per
evitare un pericoloso avvitamento finanziario. Ma soprattutto va dato seguito
al lavoro compiuto da diversi parlamentari che in questi mesi hanno posto
all’attenzione del Governo la nostra funzione strategica per il sistema Paese.
Solo partendo da questo assunto si potrà parlare di rilancio: sarà necessaria
una visione nuova e una tempestiva capacità di elaborare percorsi di
internazionalizzazione a trazione fieristica, con una presenza diretta on e off
line nei mercati esteri condivisa e pianificata assieme alle istituzioni».
Secondo Aefi (Associazione esposizioni e fiere italiane), sono circa 1.000 le
manifestazioni fieristiche organizzate dal settore ogni anno (oltre 200 le
internazionali e 89 quelle organizzate all’estero). È pari a circa 60 miliardi
di euro il volume d’affari annuale generato dalle 200mila imprese italiane
espositrici e dai 20 milioni di operatori provenienti dall’Italia e da tutti i
paesi del mondo. Il 50% delle esportazioni nasce da contatti originati dalla
partecipazione alle manifestazioni fieristiche.
A livello globale, evidenzia Ufi, il valore degli affari generati dalle fiere
per i settori di riferimento è di 251 miliardi di euro l’anno, per un ritorno
sugli investimenti di 8 euro per ogni euro investito.
