“È passato mezzo secolo, un periodo sufficientemente lungo per poter
parlare di storia. Sarebbe un’esercitazione scontata e paradossalmente irrilevante
elencare i primati della Lombardia e della sua Regione, che è stata il
propulsore dello sviluppo economico, sociale e civile della propria comunità,
che ha saputo interpretare bisogni e accompagnare l’impetuosa vitalità di una
società capace di tagliare traguardi in ogni campo. Ma Regione Lombardia non
sarebbe la prima regione d’Italia se non avesse potuto disporre di elementi
costitutivi di prim’ordine. In primo luogo gli stessi cittadini lombardi, che
vantano non da oggi un ethos che mette al centro laboriosità, saper fare,
spirito di intrapresa, pragmatismo e solidarietà. I lombardi sono aperti al
mondo, magari asciutti nelle parole, ma accoglienti nei fatti. Una società che
in questi cinquant’anni ha trasmesso i suoi modi e i suoi valori a milioni di
persone giunte dal resto d’Italia o dal mondo intero. Dunque io credo si debba
innanzitutto dire oggi: grazie lombardi! Poi vi sono i territori. Alla
straordinaria forza di Milano in mezzo secolo ha fatto da contrappunto
l’apporto dei diversi territori, che hanno saputo sviluppare vocazioni
originarie, come l’agricoltura, o economie all’avanguardia, che primeggiano nel
mondo globale. Le nostre provincie, così diverse ma tutte lombarde per
inclinazione etica, rappresentano un esempio straordinario di intelligenze e
talenti. Con Brescia e Bergamo, ricordiamolo, appena confermate capitali
italiane per la cultura 2023. Grazie dunque ai territori, alle Province e
soprattutto ai 1500 Comuni e Sindaci che li
rappresentano!”. Lo ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale della
Lombardia Alessandro Fermi, introducendo questa mattina in Aula consiliare le
celebrazioni per il 50° anniversario della nascita di Regione Lombardia che
hanno visto anche la partecipazione del primo Presidente Piero Bassetti. “Oggi
non mancano però –ha aggiunto Fermi- segnali di preoccupante decadenza in molti
ambiti della società. Così credo che dalle Regioni e dai Territori mai come ora
ci sia bisogno che le menti migliori si facciano avanti, sappiano mettersi a
disposizione. La nuova rinascita italiana non può che passare da qui, da una
rinnovata partecipazione alla vita pubblica, da un rinnovato impegno per la
collettività, da un rinnovato sacrificio per la costruzione di qualcosa di più
grande. La sfida oggi è quella di integrare la dimensione globale che
caratterizza tutta la nostra regione con la dimensione locale, che ne
costituisce l’essenza. Sono prospettive di profondo valore, che segnalano che
la strada di una maggiore autonomia regionale punta dritto verso il futuro e
non è una mera rivendicazione localistica. Nell’immediato l’autonomia va
interpretata come autonomia delle competenze, stabilendo responsabilità certe e
identificabili. Un passo avanti enorme, in linea con il pensiero dei
costituenti e di questi primi cinquant’anni, che andrebbe nella direzione di
sburocratizzare e snellire i rapporti coi cittadini, le imprese e le
associazioni. Credo che l’agenda politica di questa legislatura, ancora di più
dopo la crisi economica innescata da questa pandemia e davanti alla necessità
di ripartire, debba essere ancora, e ancora più convintamente, questa. Un
regionalismo rafforzato –ha concluso Alessandro Fermi- è una grande opportunità
per tutto il Paese, per renderlo più efficiente e moderno. Questa è l’eredità
che i primi cinquanta anni di Regione Lombardia ci consegnano, ed è per me
anche la vera sfida per il prossimo compleanno: se immagino la Regione fra 50
anni io la immagino così, con maggiori competenze e autonomie”. All’inizio
della cerimonia il Presidente Fermi ha invitato tutti i presenti a osservare un
minuto di raccoglimento in onore delle vittime lombarde del Covid-19, con il
trombettiere della Fanfara del Comando del III° Reggimento Lombardia dell’Arma
dei Carabinieri che ha suonato il silenzio. Preceduto dalla proiezione di un
video del 1970 con la sua proclamazione a primo Presidente di Regione
Lombardia, nel suo intervento in Aula Piero Bassetti ha ricordato come “il
regionalismo è figlio di una cultura politica repubblicana, della sussidiarietà
e del decentramento dei poteri come quella della nostra Costituzione. In questi
50 anni passi avanti ne sono stati fatti, le performance della Regione
Lombardia lo dimostrano. Ma non si può negare che le tracce del vecchio stato
nazionale monarchico sono ancora lì, con tutto il loro carico di
farraggine e di sottopotere. La vicenda Covid ce lo ha ricordato, ma non
cadiamo nell’errore di utilizzare la vicenda Covid per fini tattici.
Cerchiamo invece –ha aggiunto Bassetti- di imparare la lezione per i suoi
riflessi a medio e lungo termine. Covid non ci ha incontrato in una Caporetto
ma sulla linea del Piave: le difese hanno scricchiolato ma nel complesso hanno
retto contribuendo a salvare tutto il Paese. Ora però la battaglia per
trasferire i poteri decisionali più vicino alla gente passa necessariamente per
l’Europa. Non un’Europa degli Stati nazionali, ma un’Europa delle regioni come
era stata pensata dai fondatori, delineata a Maastricht e poi purtroppo in gran
parte ignorata. Un’Europa di cui –ha concluso Bassetti- la Lombardia continui
ad essere inevitabile protagonista non solo per il suo peso economico ma anche
per la sua naturale vocazione di cerniera con il Mediterraneo”. Poco prima
dell’inizio dell’evento, sono stati inaugurati i primi pannelli di una mostra storica
realizzata in collaborazione con l’agenzia ANSA, la cui completa esposizione e
apertura al pubblico sono in calendario per il mese di ottobre: nell’occasione
il Presidente Bassetti ha firmato il Libro d’Onore della Regione. Al termine
della cerimonia è stato invece proiettato il video sui 50 anni di storia della
Regione realizzato dalla Fondazione “Centro sperimentale di Cinematografia”.
Alle celebrazioni hanno preso parte anche alcuni ex Presidenti del Consiglio
regionale insieme ai componenti del direttivo dell’Associazione Consiglieri
regionali. Concludendo la cerimonia in Aula consiliare, il Presidente Attilio
Fontana ha ricordato come “non
ci può essere uscita credibile dalla crisi per
l’Italia senza un ruolo
centrale della Lombardia e del suo sistema produttivo,
essenziale anche per il funzionamento del Terzo Settore. Il complesso
momento storico che stiamo vivendo può pertanto rappresentare una valida
occasione per dare nuovo impulso all’istituzione regionale e immaginare scenari
sui quali impegnare energie culturali e politiche. A questo proposito -ha
aggiunto- stiamo già mettendo in campo iniziative sul fronte delle opere
pubbliche, del sostegno alle imprese, della semplificazione
normativa, della formazione e riqualificazione professionale. La crisi che
ci attende è straordinaria per intensità a fronte della stima di un
calo del Pil oltre il 12% su base annua, e per qualità con nuovi modi
di intraprendere e lavorare che si stanno imponendo: ad
essa occorrerà rispondere con misure di pari straordinarietà,
che da oggi e fino a settembre saranno costruite”. Previste dalla
Costituzione già nel 1948, le Regioni a statuto ordinario videro la luce nel
1970 con il voto del 7-8 giugno. Era una stagione di grande
partecipazione e anche in Lombardia la percentuale dei votanti fu enorme,
attestandosi oltre il 95%. Eletti gli 80 consiglieri regionali, la prima
seduta consiliare si svolse il 6 luglio 1970 presso la sede provvisoria di
Palazzo Isimbardi (nell’Aula consiliare della Provincia). L’Assemblea elesse
Gino Colombo alla Presidenza del Consiglio e successivamente Piero Bassetti
alla Presidenza della Regione. Sono questi i tratti essenziali dell’inizio di
una storia che in 50 anni ha attraversato, accompagnandole, le vicende di un
popolo e di un territorio protagonisti di successi in campo economico e spesso
anticipatori di cambiamenti sociali e politici poi verificatisi a livello
nazionale.
