Luglio 27, 2024

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Si chiude in positivo, ma con più di un’ombra sull’evoluzione futura, il primo semestre del 2023 per il comparto calzaturiero italiano, con una crescita del fatturato (+7,4%) e dell’export (+10,2% in valore nei primi 5 mesi). Sono però le quantità a soffrire: -6,8% quelle esportate e -5,7% quelle realizzate (secondo l’indice Istat della produzione industriale). Battuta d’arresto in maggio e giugno per gli acquisti delle famiglie, con una prima metà dell’anno su ritmi molto blandi (-1,2% in spesa e -3,4% in volume). Questa, in sintesi, la fotografia scattata dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici alla vigilia del Micam, il salone internazionale della calzatura dal 17 al 20 settembre 2023 a fieramilano (Rho).

Per Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici: “Il rallentamento ampiamente previsto si è infine palesato nel secondo trimestre dell’anno in corso. Al forte rimbalzo del 2021 registrato dopo il crollo procurato dai lockdown e al proseguimento del recupero nel corso del 2022 – pur su ritmi comprensibilmente meno sostenuti, via via che i livelli di attività si normalizzavano – ha fatto seguito, dopo un avvio 2023 ancora favorevole in gran parte delle variabili congiunturali, una marcata decelerazione. A cominciare dalle esportazioni, da sempre il volano del settore, che nel bimestre aprile-maggio hanno evidenziato, dopo gli incrementi a doppia cifra dei mesi precedenti, solo una debole tenuta in valore (+1%), accompagnata da una battuta d’arresto in volume (-14,9%). Nei primi 5 mesi registrano incrementi in valore tutte le principali destinazioni dell’export, ad eccezione della Svizzera – tradizionale hub logistico, in sensibile arretramento dovuto verosimilmente a diverse strategie di distribuzione adottate dalle griffe, senza transito nei depositi elvetici – che segna un – 13,6% (con un -29% nelle paia), del Regno Unito (-2,6%) e del Canada (stabile, -0,5%, ma in forte calo in quantità)”.

Indicazioni sinora decisamente premianti, malgrado le recenti preoccupazioni per il rallentamento dell’economia nazionale, provengono dalla Cina (+20,4% in volume e +43,4% in valore), dove il prezzo medio, di gran lunga il più elevato tra quello dei principali mercati di sbocco della calzatura made in Italy, indica chiaramente come tali numeri siano legati soprattutto alle performance delle grandi multinazionali del lusso, in un mercato non di facile approccio per le aziende con marchio proprio.

Attese molto caute, infine, per la seconda parte dell’anno, stante il clima di incertezza generale e la debolezza di molte economie mondiali. Gli operatori del campione si attendono in media nel terzo trimestre un fatturato in calo sull’analogo periodo dell’anno precedente (-2,8%), per la prima volta dopo la ripartenza post-pandemia.

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